È tutto molto strano, e in un attimo esplodono i ricordi sepolti in un passato lontano ma non dimenticati. Sono andato venerdì a trovare un amico per l’ultimo saluto, ma il mio amico non l’ho visto in quell’involucro così piccolo, inerme e immobile nella calma della morte. Sono ritornato studente del quarto anno mentre ascolto un giovane Professore dai ridenti occhi azzurri che spiega durante un’esercitazione fuori sede l’uso dei portinnesti ai Suoi allievi. Non era la prima volta che incontravo il Prof. Scaramuzzi, lo vedevo a lezione, mi aveva già ricevuto per la Tesi e, prima di Natale, mi aveva dato un successivo appuntamento subito dopo l’Epifania. A me era rimasto quel ricordo di un giovane professore dinamico, e questa sua immagine nella mia mente si è sempre inconsciamente sovraimposta alla persona reale.
Solo in quell’istante all’ultimo appuntamento dopo l’Epifania ho rivisto l’uomo, inerte nel sonno della morte.
Franco era Membro della neonata Accademia Nazionale dell’Olivo di cui fu molte volte Consigliere Accademico, eravamo nella prima metà degli anni ’60, e la medioevale olivicoltura italiana doveva cambiare. In questo contesto il giovane Prof. Scaramuzzi con un gruppo di giovani, Accademici e non, affrontò con entusiasmo le Sue ricerche in modo globale, dalla produzione delle singole piantine attraverso le nuove tecniche di propagazione per talea mediante nebulizzazione, alle nuove forme di allevamento con il binomio vaso/palmetta, alla raccolta meccanica, concetto nuovo per l’Italia ed importato direttamente dagli Stati Uniti, portando ed imponendo all’attenzione del mondo produttivo nuove tecnologie destinate a cambiare per sempre l’olivicoltura tradizionale.
Questa Sua passione per l’olivicoltura ha seguito tutte le fasi della Sua carriera di ricercatore e gestore della ricerca nel mondo accademico.
Membro del Consiglio di Amministrazione dell’Istituto Sperimentale per l’Olivicoltura, ha seguito la nascita e lo sviluppo di questa Istituzione e, successivamente, l’amore per l’olivicoltura si è ancora una volta trasferito dal mondo della ricerca ai Progetti Finalizzati da Lui voluti come Presidente del Comitato Nazionale delle Scienze Agrarie del Consiglio Nazionale delle Ricerche, nell’ambito dei quali una tematica apposita venne sviluppata per la raccolta meccanica dell’olivo.
Erano tempi di entusiasmo febbrile per l’innovazione e per la ricerca, ed erano tempi nei quali ancora ho avuto l’opportunità di passare con il giovane Prof. Scaramuzzi momenti sereni, magari guardando una partita di calcio o giocando, come piaceva ad entrambi, a scacchi.
La carica di Rettore dell’Università di Firenze prima e di Presidente dell’Accademia dei Georgofili poi lo hanno solo apparentemente “distratto” dalla diretta attività di ricercatore, rimanendo Egli sempre una guida nel settore della didattica e della ricerca per tutti i Collaboratori e per molti giovani.
Solo in quell’istante dell’ultima Epifania ho visto Franco Scaramuzzi così com’era, fisicamente, trasformato nel lungo sonno, e mi sono reso conto che per tutto il tempo in me era rimasta l’immagine del giovane dinamico Professore.
Prof. Piero Fiorino