La crisi del settore energetico, prospettive ed opportunità per la filiera olivicola olearia
“Abstract della prolusione”
Parlare di energia in questo momento storico non vuol dire più rivolgere riflessioni ad un gruppo più o meno esteso di addetti ai lavori, scienziati, accademici, ma deve significare la partecipazione della collettività e dei policy maker per aumentare la consapevolezza verso una sfida urgente e improcrastinabile: l’approvvigionamento sostenibile e resiliente dell’energia nel pieno rispetto dell’ambiente e delle diversità geografiche e culturali.
Il decadentismo geopolitico e le sue conseguenze più evidenti quali la guerra Ucraino-Russa e le altre tensioni mondiali, ad esempio, i rapporti Cina-Stati Uniti, hanno reso ora più che mai impellente la necessità di riportare al centro delle coscienze le tematiche del rispetto dell’ambiente, delle politiche energetiche e della piena condivisione di tutte le risorse, includendo fra queste la disponibilità di acqua e di cibo. S’impone ancor più forte un dovere morale per tutti coloro che lavorano nei settori produttivi, ma soprattutto nel settore dell’energia e dell’agricoltura nell’era “dell’antropocene”, di rimettere al centro della discussione internazionale questi temi. È indispensabile determinare al più presto l’inversione di tendenza del riscaldamento del nostro pianeta. Infatti, l’intrappolamento in forma termica di una enorme quantità di energia che non riesce più a dissiparsi verso lo spazio, continua a determinare mutamenti che modificano irreversibilmente la biocompatibilità del nostro pianeta alle specie viventi, con evidenti e diverse sfaccettature: siccità, desertificazione, innalzamento del livello medio del mare, tropicalizzazione del clima. L’urgenza è quindi diventata emergenza!
I Governi si sono teoricamente imposti di contenere il surriscaldamento globale del pianeta entro 1,5 gradi centigradi rispetto alla temperatura media dell’era preindustriale. Purtuttavia, sulla strada intrapresa, arriveremo presto ad un incremento di 3 gradi, praticamente il doppio del programmato. Per tali ragioni l’unica strada percorribile è quella di rompere immediatamente la dipendenza dalle fonti fossili, nel più breve tempo possibile e favorire il drastico contenimento di emissioni di CO2 in atmosfera, spingendo il sistema verso meccanismi sostenibili.
Ma quale ricetta dobbiamo introdurre per venir fuori dalla palude dei cambiamenti climatici, con effetti sulla disponibilità delle risorse alimentari, della crisi energetica, dell’incontrollato rialzo dei prezzi, della conseguente ed inevitabile inflazione, per consentire la sopravvivenza delle imprese e delle filiere più suscettibili?
Mai come in questo momento, una reale liberalizzazione programmata delle quote di mercato per la produzione dell’energia determinerebbe grande disponibilità da parte dei produttori di impianti per rinnovabili. Tali concrete possibilità troverebbero ampio margine di remunerazione per gli investitori proprio in ambito agricolo, in ragione dei prezzi mai raggiunti prima, dei bassi profitti, delle diverse tipologie di fonti e vettori energetici (gas, elettricità, ecc.). Lo scenario che ne deriverebbe porterebbe essere un immediato modello autosufficiente, un conseguente riequilibrio della domanda e dell’offerta con conseguente e spontanea rimodulazione (verso il basso) dei prezzi di negoziazione. Indispensabile ed improcrastinabile ingrediente è la trasparenza normativa nel coordinamento delle autorizzazioni e della gestione degli appalti, chiave di volta per evitare intoppi nello sviluppo di impianti e dei nuovi modelli di utilizzo, quali ad esempio quelli degli impianti agro voltaici, agro solari e delle biomasse. È urgente anche ripensare radicalmente i modelli di autoproduzione/autoconsumo, incentivando immediatamente anche le comunità energetiche, e questo in tutti i settori produttivi, determinando degli insiemi di realtà produttive e di persone che condividono energia rinnovabile e pulita, in uno scambio autoprodotto tra pari. È opportuno favorire l’effettiva partecipazione dell’imprenditore alla gestione del proprio fabbisogno energetico e l’autoconsumo, per acquistare rilevanza nel settore energetico nella veste di “prosumer”, ovvero di produttori e consumatori di energia. Siamo già molto in ritardo!
Tuttavia, la transizione energetica deve misurarsi anche con il concetto di resilienza del sistema energetico. Di conseguenza altro tema rilevante sarà quello relativo alla nuova economia dell’idrogeno, inteso come verde e prodotto dalla over-capacity di energia degli impianti non programmabili rinnovabili, delle necessità della sua immediata attivazione per accompagnare la transizione green e dell’importanza di determinare quindi una sua domanda.
Ecco, quindi, che la funzione della comunicazione scientifica assume valore primario oggi più che mai: solo nella ricchezza dello scambio biunivoco di contenuti e nelle riflessioni multidisciplinari risiede la nostra salvezza.
Perseguendo tali obiettivi, sicuramente sfidanti, si potranno creare nuovi posti di lavoro e grandi opportunità aggiuntive per le filiere produttive più vessate. Tuttavia, non bisogna avere preclusioni ideologiche, lasciare da parte gli approcci conservativi ed iniziare ad agire concretamente e sinergicamente, nel pieno rispetto del patto transgenerazionale con le generazioni che ci seguiranno. Quanto già intrapreso è troppo poco e troppo lentamente attuato, per altro senza la giusta determinazione e progettazione. Si deve auspicare un movimento sinergico che determini un’onda di consapevolezza, tradotta come voce condivisa, non una tra le tante nel diffuso brusio informe, ma che rappresenti l’inizio improcrastinabile di una nuova era di cambiamenti per concepire fattivamente l’energia nel rispetto della sostenibilità ambientale e di un suo utilizzo consapevole!
Molti affermano che, quanti propongono una transizione totalmente green, spesso non parlino di numeri e non definiscano soluzioni per tutti. Come stanno realmente le cose? A che punto siamo? Ma soprattutto la filiera della produzione dell’extravergine che ruolo può svolgere? Quali possono essere le opportunità?
Abstract prolusione Prof. Riccardo Amirante