di Maria Lisa Clodoveo– Università degli Studi di Bari
La spinta all’acquisto di un alimento è motivata dalla percezione di un bisogno che innesca il processo decisionale. Dopo aver riconosciuto il bisogno, razionalmente ciascuno di noi cerca informazioni, sia all’interno delle esperienze di acquisto già fatte, sia all’esterno, per esempio leggendo l’etichetta. Le informazioni sono necessarie per stabilire i criteri che, supportando la scelta d’acquisto, soddisfano i bisogni percepiti. Dietro ogni acquisto c’è quindi un confronto tra il prezzo che dovremmo pagare e i benefici potremmo avere.
Tra i bisogni emergenti del consumatore contemporaneo, un posto sempre di maggiore rilievo è occupato dagli alimenti funzionali, ovvero quegli alimenti che oltre a svolgere una funzione plastica ed energetica contengono molecole in grado di svolgere un effetto benefico sulla salute riducendo il rischio di patologie.
Naturalmente l’effetto salutistico vantato, costituendo in elemento di competitività, è soggetto a norme di legge. Al fine di scongiurare casi di pubblicità ingannevole, basati su informazioni salutistiche prive di fondamento scientifico ma in grado di condizionare le scelte e le abitudini alimentari dei consumatori, il Parlamento Europeo ha approvato nel 2006 il Regolamento 1924 che chiarisce quali sono le indicazioni nutrizionali e sulla salute (CLAIMS) che costituiscono la carta di identità dei prodotti alimentari. Lo scopo è di proteggere la salute dei consumatori attraverso scelte consapevoli, frutto di un’informazione corretta basata su evidenze scientifiche.
Tra gli alimenti funzionali che vantano più claim approvati dall’EFSA spicca l’olio extravergine di oliva, che si trasforma da mero condimento a vero e proprio nutraceutico quando è ricco di polifenoli, vitamina E, acido oleico e acidi grassi insaturi.
A fronte della disponibilità di questo potente strumento di marketing poche aziende in Europa ne sfruttano le opportunità di mercato.
Recentemente due ricercatrici spagnole, Lara Bou Fakhreddine e Mercedes Sanchez, hanno condotto uno studio per fornire indicazioni pratiche alle aziende che intendono segmentare la produzione inserendo all’interno della propria gamma anche gli oli salutistici riconoscibili dai claim in etichetta.
Il risultato più interessante della loro ricerca riguarda la capacità dell’informazione salutistica di influenzare la percezione sensoriale del consumatore.
I consumatori, infatti, hanno attribuito allo stesso prodotto punteggi sensoriali differenti a seconda che sull’etichetta fosse riportato, o meno, un claim salutistico. Pertanto, le due ricercatrici, hanno dimostrato che la presenza di un claim salutistico portava a valutare il prodotto anche più gradevole sul piano sensoriale.
Questo risultato suggerisce ai produttori di utilizzare il messaggio sulla salute in combinazione con messaggi riferiti alla sfera sensoriale per competere nel complesso mercato della commodity internazionale dell’olio extravergine di oliva.
Fakhreddine, L. B., & Sánchez, M. (2023). The interplay between health claims and sensory attributes in determining consumers’ purchase intentions for extra virgin olive oil. Food Quality and Preference, 106, 104819.
ATTENZIONE: Le informazioni sulla salute contenute in questo articolo sono presentate al solo scopo informativo/divulgativo e in nessun caso possono costituire la formulazione di una diagnosi o la prescrizione di un trattamento, e non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto medico-paziente.